Davide,,,,
2003-06-30 17:13:48 UTC
Premessa: vado in Sardegna in vacanza da vent'anni (per
l'esattezza poco a sud di Olbia, quasi a S. Teodoro). Non
sono un semplice turistuccolo, ci ho vissuto quasi tre anni
della mia vita. I primi anni si andava all'agriturismo! Mezz'ora
di macchina verso l'interno, un po' di sterrato ed eccoci
in un vero agriturismo. Pochissimi coperti, cibo cucinato
per le persone che avevano prenotato, prodotti rigorosamente
allevati dal proprietario in loco. Soprattutto lo sconosciuto
(per i continentali) porceddu veniva cucinato con una lunga
procedura che prevedeva il seppellimento dello stesso per
molte ore insieme a delle braci, cottura che sortiva un effetto
miracoloso: la pelle che circondava la tenerissima carne
diventava croccante quasi come un wafer e, se non temevi
il grasso che ovviamente la impregnava, ti dava delle sensazioni
gustative incredibili. Ovviamente pasta fatta in casa e verdure
dell'orto. Di questi agriturismi "veri" (anche se non so se veramente
riconosciuti dalla legislazione) ce n'erano uno ogni trenta
chilometri nel nord della Sardegna (tutti nel profondo entroterra
montano). Sono passati vent'anni e ci sono, solo nel raggio di
quindici minuti d'auto da S. Teodoro, almeno dodici "agriturismi"
che diventano trenta se allarghiamo il raggio a quaranta minuti
di viaggio. Questo di per sé non è un male... andiamo a vedere
cosa è un male! Aggiungo che tutti questi agriturismi presentano
un menù simile al 90% e più o meno lo stesso livello qualitativo
(ne ho visitati parecchi e di molti altri ho avuto le impressioni
da amici e conoscenti) ma in questa occasione parlerò di:
Agriturismo Casteddu, Padru (SS).
Prenotazione obbligatoria perchè fanno da mangiare proprio
per le persone che vanno. In tarda serata arrivano otto
sprovveduti che vengono comunque fatti accomodare e ai
qualu vengono serviti gli avanzi degli altri tavoli.
Arriviamo in un cortile polveroso dove sono disposti i tavolini
con delle oscene sedie di plastica bianca. Le querce da sughero
che ci sovrastano sono spettacolari ma l'idea di essere in un
cortilaccio è sottolineata da un gatto cencioso che si aggira fra
i tavoli.
In tavola già si trovano due brocche: in una acqua fresca
(probabilmente di rubinetto) nell'altra cannonau freddo.
Non serve ordinare, non c'è nessuna scelta.
Pane: pane carasau senza infamia (comprato al supermercato) e
una focaccia morbida buona. Voto: 6.
Antipasti: piatto da dividere in tre con prosciutto crudo del
supermercato (scardente) e del salame discreto (comunque non
prodotto in loco). A seguire piatto di verdure con peperoni
alla griglia (normali) e delle cipolle bianche lessate molto
buone (molto particolari, mai mangiate delle cipolle così leggere).
Poi piatto con delle melanzane e dei peperoni fritti discreti
Olive da supermercato. Voto: 5.
Primi: gnocchetti sardi confezionati con sagù scipito e acquoso,
ravioli sardi osceni con ripieno del sapore dell'aria, pezzo forte
una zuppa gallurese con la crosta superiore dura come la
plastica e gli strati di formaggio sbrodolati come pappetta.
Voto: 2.
Secondo: vi ricordate quello che dicevo prima sul porceddu?
Ebbene dimentichiamo i porcellini allevati dall'agriturismo cotti
sottoterra per ore ed ore... si sente come un rumore di
fiamma ossidrica e due loschi figuri aprono uno sportello di
una fornace da dove si intravede un ugello dal quale esce una
fiamma violentissima tipo fonderia... ommammamia! siamo
al livello di pizzeria con forno elettrico! Arriva questo porceddu
che nelle carni si dimostra tenero e abbastanza saporito ma
che nella pelle è una vera e propria tomaia. Voto: 4.
Dolce: seadas scongelate per l'occasione. Voto: 2.
Vino: Cannonau (si crede) freddo, aspro, metallico, acidulo
di un ottimo color fucsia assolutamente privo di profumi.
Voto: 2.
Servizio: dei giovani rincoglioniti incapaci di afferrare la
lingua italiana ma molto educati e corsesi. Voto: 5.
Conto: 26 euro a testa detto a voce (prezzo fisso).
Lo scontrino è un incidente tra automobiline.
Voto finale: 3.
Nota: arrivo alle 20.30 partenza alle 23.30 con fracasssamento
di palle dalla noia.
Aggiungo che lo standard qualitativo degli agriturismi può
variare (arrivando anche al 7) ma si è persa la possibilità
di gustare i piatti di questa cucina a meno che non si conosca
qualche sarda che li prepari a casa sua.
Davide,,,,
l'esattezza poco a sud di Olbia, quasi a S. Teodoro). Non
sono un semplice turistuccolo, ci ho vissuto quasi tre anni
della mia vita. I primi anni si andava all'agriturismo! Mezz'ora
di macchina verso l'interno, un po' di sterrato ed eccoci
in un vero agriturismo. Pochissimi coperti, cibo cucinato
per le persone che avevano prenotato, prodotti rigorosamente
allevati dal proprietario in loco. Soprattutto lo sconosciuto
(per i continentali) porceddu veniva cucinato con una lunga
procedura che prevedeva il seppellimento dello stesso per
molte ore insieme a delle braci, cottura che sortiva un effetto
miracoloso: la pelle che circondava la tenerissima carne
diventava croccante quasi come un wafer e, se non temevi
il grasso che ovviamente la impregnava, ti dava delle sensazioni
gustative incredibili. Ovviamente pasta fatta in casa e verdure
dell'orto. Di questi agriturismi "veri" (anche se non so se veramente
riconosciuti dalla legislazione) ce n'erano uno ogni trenta
chilometri nel nord della Sardegna (tutti nel profondo entroterra
montano). Sono passati vent'anni e ci sono, solo nel raggio di
quindici minuti d'auto da S. Teodoro, almeno dodici "agriturismi"
che diventano trenta se allarghiamo il raggio a quaranta minuti
di viaggio. Questo di per sé non è un male... andiamo a vedere
cosa è un male! Aggiungo che tutti questi agriturismi presentano
un menù simile al 90% e più o meno lo stesso livello qualitativo
(ne ho visitati parecchi e di molti altri ho avuto le impressioni
da amici e conoscenti) ma in questa occasione parlerò di:
Agriturismo Casteddu, Padru (SS).
Prenotazione obbligatoria perchè fanno da mangiare proprio
per le persone che vanno. In tarda serata arrivano otto
sprovveduti che vengono comunque fatti accomodare e ai
qualu vengono serviti gli avanzi degli altri tavoli.
Arriviamo in un cortile polveroso dove sono disposti i tavolini
con delle oscene sedie di plastica bianca. Le querce da sughero
che ci sovrastano sono spettacolari ma l'idea di essere in un
cortilaccio è sottolineata da un gatto cencioso che si aggira fra
i tavoli.
In tavola già si trovano due brocche: in una acqua fresca
(probabilmente di rubinetto) nell'altra cannonau freddo.
Non serve ordinare, non c'è nessuna scelta.
Pane: pane carasau senza infamia (comprato al supermercato) e
una focaccia morbida buona. Voto: 6.
Antipasti: piatto da dividere in tre con prosciutto crudo del
supermercato (scardente) e del salame discreto (comunque non
prodotto in loco). A seguire piatto di verdure con peperoni
alla griglia (normali) e delle cipolle bianche lessate molto
buone (molto particolari, mai mangiate delle cipolle così leggere).
Poi piatto con delle melanzane e dei peperoni fritti discreti
Olive da supermercato. Voto: 5.
Primi: gnocchetti sardi confezionati con sagù scipito e acquoso,
ravioli sardi osceni con ripieno del sapore dell'aria, pezzo forte
una zuppa gallurese con la crosta superiore dura come la
plastica e gli strati di formaggio sbrodolati come pappetta.
Voto: 2.
Secondo: vi ricordate quello che dicevo prima sul porceddu?
Ebbene dimentichiamo i porcellini allevati dall'agriturismo cotti
sottoterra per ore ed ore... si sente come un rumore di
fiamma ossidrica e due loschi figuri aprono uno sportello di
una fornace da dove si intravede un ugello dal quale esce una
fiamma violentissima tipo fonderia... ommammamia! siamo
al livello di pizzeria con forno elettrico! Arriva questo porceddu
che nelle carni si dimostra tenero e abbastanza saporito ma
che nella pelle è una vera e propria tomaia. Voto: 4.
Dolce: seadas scongelate per l'occasione. Voto: 2.
Vino: Cannonau (si crede) freddo, aspro, metallico, acidulo
di un ottimo color fucsia assolutamente privo di profumi.
Voto: 2.
Servizio: dei giovani rincoglioniti incapaci di afferrare la
lingua italiana ma molto educati e corsesi. Voto: 5.
Conto: 26 euro a testa detto a voce (prezzo fisso).
Lo scontrino è un incidente tra automobiline.
Voto finale: 3.
Nota: arrivo alle 20.30 partenza alle 23.30 con fracasssamento
di palle dalla noia.
Aggiungo che lo standard qualitativo degli agriturismi può
variare (arrivando anche al 7) ma si è persa la possibilità
di gustare i piatti di questa cucina a meno che non si conosca
qualche sarda che li prepari a casa sua.
Davide,,,,