adamski
2009-12-09 12:10:16 UTC
ROSE E ROSMARINO
VIA DELLA MARCIGLIANA 532
ROMA
06-87122246
Zona Bufalotta-Talenti
"Nell'abitazione del nostro podere serviamo ricette scelte con la cura
di una tradizione naturale e casalinga che offre esclusivamente
prodotti del nostro orto e di aziende specificate." Così recita il
volantino di "Rosa e Rosmarino", trovato qualche giorno fa nella
cassetta delle lettere. Solo su prenotazione. Prenotazione entro le
16.00 per il pranzo del giorno dopo. Telefoniamo il 7 pomeriggio per
il pranzo dell'8. Dopo dieci minuti ci richiamano per chiedere se
qualcuno ha delle intolleranze alimentari o delle richieste
particolari.
Via della Marcigliana si trova appena fuori dal GRA, tra la salaria e
via della Bufalotta, grossomodo, uno di quegli angoli di natura-natura
che non è difficile trovare poco distanti da grossi quartieri
residernziali, a Roma.
Il "posto" si affaccia su una vallata verde e silenziosa, la campagna
è per lo più incolta ma gradevolissima, un po' inglese, con siepi,
roveti, staccionate curate, grandi alberi. Il giardino è disordinato e
sciatto, ornato di una scala di blocchetti di tufo, brutta, costellato
di elementi architettonici di mediocre fattura e molto kitsch (un
gazebo, un "giardino d'inverno", un mini-cottage, tutto bianco). Si
mangia nel portico del corpo principale, chiuso da teloni bianchi e
trasparenti. L'ambiente è arredato in stile provenzale con tavolini e
sedie di ferro e tovagliati in colori pastello con gradevoli
decorazioni centrotavola. L'apparecchiatura è l'unica cosa gradevole
di tutto il pranzo ma non c'entra niente col menù.
Il menù è fisso e non è scritto da nessuna parte, né ci viene
illustrato a voce quando ci sediamo a tavola e ci viene servito del
prosecco.
Antipasto composto da: una burrata, del salame affettato, una
ciotolina di zucchine alla scapece. Salame inutile, "fatto a mano", da
chi? Dall'edicolante all'angolo? Zucchine buone, burrata anche.
Fettuccine ai porcini: preparazione a livello di una mediocre tavola
calda, ingredienti di nessun interesse (porcini standard, pasta semi-
industriale).
Saltimbocca alla romana: tristezza infinita, carne insulsa, prosciutto
salatissimo. Un piatto che se me lo preparasse mia madre le direi
"scusa se eri stanca potevi anche non invitarci a pranzo, lo sai che
non c'è problema".
Carciofi alla romana molli e guazzanti in un brodino acquoso. Appena
decenti.
Una sorta di millefoglie ripiena di crema inglese e di una crema
ciocconocciolosa che ricorda tanto, ma tanto, un noto nome
commerciale.
Beviamo una bottiglia di prosecco. La carta dei vini è inesistente.
39 euro a cranio, il prezzo è fisso (35 euro vini esclusi) e scritto
nel pieghevole di cui sopra.
La cosa più assurda, surreale direi, sono stati l'ingenuo candore e il
sorriso sincero con cui la proprietaria serviva in tavola, realmente
convinta che stessimo passando un bel momento, per merito loro. "Anche
tu saresti contento se ti pagassero quaranta euro per quattro
cazzate", mi dicono. "Ma no, è l'8 dicembre a pranzo, ci sono dieci
persone, questi non ci si arricchiscono e secondo me manco ci vivono".
"Manco ci vivono". Ecco, davvero mi chiedo cosa spinga questa
simpatica e gentile persona e suo marito, che evidentemente hanno
fatto tutt'altro nella vita e tutt'altro saranno capaci a fare, a
servire dei pasti dietro compenso pecuniario. Come cazzo pensano di
poter fare quello che stanno facendo, con che incoscienza, con quale
entusiasmo, senza alcuna tecnica, senza alcuna fantasia. Davvero, è
come se io domani mi mettessi a fare il maestro di scacchi, o il
falegname. La pena è talmente tanta che appena prima che arrivi il
conto fuggo fuori a fumare una sigaretta, terrorizzato
dall'eventualità di qualunque convenevole con la signora, eventualità
che puntualmente vede coinvolti i miei commensali con tanto di "spero
che tornerete presto a trovarci".
Vorrei che mi leggessero i sei tizi ricchi seduti al tavolo accanto,
che evidentemente c'erano già stati (non è così incredibile che uno ci
capiti, io l'ho fatto, ma tornarci!), uno diceva "ci sono tanti posti
in cui per un pranzo così paghi anche 50 euro" e gli altri annuivano;
DOVE!? DOVE PAGATE 50 EURO PER UN PRANZO COSI'?
Andando via scorgo con la coda dell'occhio appoggiata al muro sotto al
patio una pila di riviste. Saranno almeno tre annate de "La Cucina
Italiana". Spero che le abbiano appena acquistate da una bancarella e
le debbano ancora leggere.
VIA DELLA MARCIGLIANA 532
ROMA
06-87122246
Zona Bufalotta-Talenti
"Nell'abitazione del nostro podere serviamo ricette scelte con la cura
di una tradizione naturale e casalinga che offre esclusivamente
prodotti del nostro orto e di aziende specificate." Così recita il
volantino di "Rosa e Rosmarino", trovato qualche giorno fa nella
cassetta delle lettere. Solo su prenotazione. Prenotazione entro le
16.00 per il pranzo del giorno dopo. Telefoniamo il 7 pomeriggio per
il pranzo dell'8. Dopo dieci minuti ci richiamano per chiedere se
qualcuno ha delle intolleranze alimentari o delle richieste
particolari.
Via della Marcigliana si trova appena fuori dal GRA, tra la salaria e
via della Bufalotta, grossomodo, uno di quegli angoli di natura-natura
che non è difficile trovare poco distanti da grossi quartieri
residernziali, a Roma.
Il "posto" si affaccia su una vallata verde e silenziosa, la campagna
è per lo più incolta ma gradevolissima, un po' inglese, con siepi,
roveti, staccionate curate, grandi alberi. Il giardino è disordinato e
sciatto, ornato di una scala di blocchetti di tufo, brutta, costellato
di elementi architettonici di mediocre fattura e molto kitsch (un
gazebo, un "giardino d'inverno", un mini-cottage, tutto bianco). Si
mangia nel portico del corpo principale, chiuso da teloni bianchi e
trasparenti. L'ambiente è arredato in stile provenzale con tavolini e
sedie di ferro e tovagliati in colori pastello con gradevoli
decorazioni centrotavola. L'apparecchiatura è l'unica cosa gradevole
di tutto il pranzo ma non c'entra niente col menù.
Il menù è fisso e non è scritto da nessuna parte, né ci viene
illustrato a voce quando ci sediamo a tavola e ci viene servito del
prosecco.
Antipasto composto da: una burrata, del salame affettato, una
ciotolina di zucchine alla scapece. Salame inutile, "fatto a mano", da
chi? Dall'edicolante all'angolo? Zucchine buone, burrata anche.
Fettuccine ai porcini: preparazione a livello di una mediocre tavola
calda, ingredienti di nessun interesse (porcini standard, pasta semi-
industriale).
Saltimbocca alla romana: tristezza infinita, carne insulsa, prosciutto
salatissimo. Un piatto che se me lo preparasse mia madre le direi
"scusa se eri stanca potevi anche non invitarci a pranzo, lo sai che
non c'è problema".
Carciofi alla romana molli e guazzanti in un brodino acquoso. Appena
decenti.
Una sorta di millefoglie ripiena di crema inglese e di una crema
ciocconocciolosa che ricorda tanto, ma tanto, un noto nome
commerciale.
Beviamo una bottiglia di prosecco. La carta dei vini è inesistente.
39 euro a cranio, il prezzo è fisso (35 euro vini esclusi) e scritto
nel pieghevole di cui sopra.
La cosa più assurda, surreale direi, sono stati l'ingenuo candore e il
sorriso sincero con cui la proprietaria serviva in tavola, realmente
convinta che stessimo passando un bel momento, per merito loro. "Anche
tu saresti contento se ti pagassero quaranta euro per quattro
cazzate", mi dicono. "Ma no, è l'8 dicembre a pranzo, ci sono dieci
persone, questi non ci si arricchiscono e secondo me manco ci vivono".
"Manco ci vivono". Ecco, davvero mi chiedo cosa spinga questa
simpatica e gentile persona e suo marito, che evidentemente hanno
fatto tutt'altro nella vita e tutt'altro saranno capaci a fare, a
servire dei pasti dietro compenso pecuniario. Come cazzo pensano di
poter fare quello che stanno facendo, con che incoscienza, con quale
entusiasmo, senza alcuna tecnica, senza alcuna fantasia. Davvero, è
come se io domani mi mettessi a fare il maestro di scacchi, o il
falegname. La pena è talmente tanta che appena prima che arrivi il
conto fuggo fuori a fumare una sigaretta, terrorizzato
dall'eventualità di qualunque convenevole con la signora, eventualità
che puntualmente vede coinvolti i miei commensali con tanto di "spero
che tornerete presto a trovarci".
Vorrei che mi leggessero i sei tizi ricchi seduti al tavolo accanto,
che evidentemente c'erano già stati (non è così incredibile che uno ci
capiti, io l'ho fatto, ma tornarci!), uno diceva "ci sono tanti posti
in cui per un pranzo così paghi anche 50 euro" e gli altri annuivano;
DOVE!? DOVE PAGATE 50 EURO PER UN PRANZO COSI'?
Andando via scorgo con la coda dell'occhio appoggiata al muro sotto al
patio una pila di riviste. Saranno almeno tre annate de "La Cucina
Italiana". Spero che le abbiano appena acquistate da una bancarella e
le debbano ancora leggere.